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sabato 5 gennaio 2013

Parto prematuro: i sintomi principali

Il parto prematuro avviene prima della 37a settimana di gravidanza quando il bambino ha ancora l'apparato respiratorio non completamente formato. Si tratta, quindi, di una situazione estremamente rischiosa per la vita del neonato. Nel parto prematuro, i pricipali sintomi sono rappresentati da: contrazionio dolori al basso ventre di intensità variabile, perditie vaginali e nei casi estremi la rottura delle acque.

Come si manifesta il parto prematuro

Il parto prematuro, o parto pretermine, avviene prima della 37a settimana di gestazione e rappresenta una situazione rischiosa sia per la mamma sia per il bambino soprattutto se avviene i neonati molto prematuri, i quali sono altamente a rischio di soffrire di gravi problemi cerebrali, digestivi e soprattutto respiratori. Inoltre la mortalità nei primi giorni di vita è molto alta. Questi neonati se superano la fase critica rischiano anche di avere problemi anche una volta cresciuti, ad esempio ritardo nello sviluppo e problemi nell’apprendimento. Il parto prematuro è più frequente nelle mamme molto giovani (meno di venti anni) e in quelle più mature (sopra trentotto anni).
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Il parto prematuro è accompagnato da sintomi e in particolare da contrazioni che si presentano in genere ogni dieci minuti o con una frequenza maggiore. Spesso sono dolorose e devono subito allarmare la mamma che deve recarsi in ospedale. In altri casi le contrazioni possono essere sporadiche o possono presentarsi come un indurimento dell’addome accompagnato da mal di schiena e da senso di peso al basso ventre.

Possono essere presenti emorragie, sintomo di un distacco di placenta alla base del parto prematuro. L'emorragia può anche non essere abbondante, ma è quasi sempre accompagnata da dolori e contrazioni.
La minaccia di parto prematuro può presentarsi anche con la "rottura delle acque" (membrane amniocoriali) con perdita di liquido amniotico trasparente o verde. In questo caso è richiesto un ricovero urgente.

Sintomi principali del parto prematuro

Il parto prematuro, accompagnato da particolari sintomi, è una situazione di grave rischio per la madre e il bambino. I sintomi che devono mettere in allarme i futuri genitori sono rappresentati da contrazioni (dolorose ma anche più lievi), mal di schiena, emorragie e la rottura delle borse amniotiche. Queste condizioni richiedono il ricovero immediato.

IL BAMBINO SI SVEGLIA NELLA NOTTE E PIANGE? MEGLIO LASCIARLO IN CULLA

E' notte e il bambino comincia a piangere. Cosa è meglio fare, lasciare che si riaddormenti da solo o prenderlo in braccio e cullarlo? Il dilemma attanaglia ogni neo-genitore, ma per venirne a capo arriva in soccorso uno studio degli psicologi della Temple University (Usa) guidati da Marsha Weinraub, pubblicato su 'Developmental Psychology'.


Sostenendo in ogni caso l'idea che nella maggior parte dei casi è meglio lasciare i bambini in culla e farli riaddormentare da soli. Per lo studio, l'esperta e i suoi colleghi hanno analizzato i modelli di risveglio notturno in un gruppo di 1.200 piccoli fra i 6 e i 36 mesi. «Se li si studia quando dormono - evidenzia la psicologa esperta dello sviluppo infantile e delle relazioni genitori-figli - si nota che tutti i bambini, come tutti gli adulti, passano attraverso diversi cicli di sonno ogni ora e mezza-due, in cui si svegliano per poi riaddormentarsi. Solo alcuni di loro piangono in questo momento di passaggio». Gli studiosi hanno chiesto ai genitori di riferire dettagli sul risveglio dei loro figli di 6, 15, 24 e 36 mesi. Si è scoperto che, dai sei mesi di età, il 66% dei piccoli non si risveglia o lo fa solo una volta alla settimana. Mentre il 33% si sveglia almeno sette notti alla settimana a sei mesi, scendendo a due notti a 15 mesi e a una notte alla settimana a 24 mesi di età. Tra i bambini che che dormono 'a tratti', la maggior parte è risultato essere maschio. Collegato con questa abitudine temuta da mamme e papà assonnati, anche un punteggio più alto nella scala di valutazione del temperamento riguardante tratti come irritabilità e distraibilità. Questi bambini hanno infine anche più probabilità di essere allattati al seno e le madri sono più spesso depresse ma hanno anche una maggior sensibilità materna.

I risultati suggeriscono un paio di elementi importanti, dice Weinraub. Il primo è che i fattori genetici, come quelli che possono influire sul temperamento, appaiono implicati anche nei problemi di sonno. Un altro aspetto è che è importante per i bambini imparare ad addormentarsi da soli. «Quando le madri entrano in sintonia con questi risvegli notturni e/o un bambino ha l'abitudine di addormentarsi durante l'allattamento - esemplifica la studiosa - allora il bebè non sarà in grado di auto-tranquillizzarsi e riaddormentarsi autonomamente». Per la ricercatrice, infine, dovrebbe essere indagato meglio il collegamento fra la depressione materna e i risvegli del bimbo. Da un lato, infatti, è possibile che le madri siano già depresse durante la gravidanza e che questo 'male di viverè prenatale incida sullo sviluppo neurale e sui risvegli del piccolo. Al contrario, è importante riconoscere che la privazione del sonno può, naturalmente, aggravare la depressione materna. «Il miglior consiglio - conclude la psicologa - è quello di mettere i bambini a letto sempre alla stessa ora, ogni notte, permettendo loro di addormentarsi da soli e resistendo alla tentazione di rispondere subito al risveglio».

mercoledì 2 gennaio 2013

Le posizioni per l'allattamento

Anche se molte mamme preferiscono stare sedute, mentre allattano il proprio bambino, qualche volta allattare mentre si è a letto potrà essere comodo e anche conveniente. Soprattutto quando il bimbo è ancora molto piccolo, cerca di sperimentare nuove posizioni, quando lo allatti; in questo modo non vorrà sempre
e solo stare in un'unica posizione. È bene cambiare posizioni anche nell'arco della stessa giornata, per prevenire fastidiose irritazioni ai capezzoli,e seduta. Siediti su una seggiola e sistema il piccolo sopra a dei cuscini, per metterlo nella posizione giusta, assicurandoti che la tua schiena e il collo siano ben sostenuti dai cuscini e che restino ben dritti. Fai in modo che il bimbo abbia il viso rivolto verso di te (per farlo voltare
accarezzagli una guancia) e la spina dorsale in linea con la sua testa.
Di lato è molto utile se, durante la poppata, il tuo bambino di solito si muove molto e inarca la schiena, o anche se hai avuto un parto cesareo. Seduta sul letto, con i piedi uniti e le ginocchia un po' sollevate, metti un cuscino sul grembo e sistema il tuo bimbo di lato, con il viso rivolto verso di te. Sostienigli la testa con entrambe le mani e usa il braccio per tenere il corpo del piccolo il più possibile vicino a te.
E  distesa ideale se hai avuto un'episioto­mia, dal momento che per te sederti può essere doloroso e va benissimo anche per le poppate notturne. Mettiti sdraiata su di un lato, posizionando molti cuscini dietro
le spalle, per essere sostenuta in maniera adeguata e stare il più comoda possibile.
Metti il piccolo sdraiato accanto a te, in modo tale che la sua testa sia appoggiata nell'incavo del tuo braccio, con la bocca all'altezza della tua mammella. Avvicina il bimbo a te e poi offrigli la mammella, cercando di aiutarti con l'altra mano.
Molte mamme temono di non saper allat­tare. Ecco quali sono i motivi di preoccupa­zione più frequenti e i motivi per cui non è proprio il caso di preoccuparsi.

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